martedì 1 dicembre 2020

Regali solidali al GAP Prealpi

 

 In occasione del ritiro dei vostri prossimi ordini, durante il mese di dicembre, nella nostra sede  di Jacopino da Tradate troverete anche un "mercatino" di idee regalo con borse e bigiotteria artigianali, libri, le nostre mele bio in confezioni assaggio con varie qualità, la pasta speciale del nostro fornitore di farine e altre sorprese

  Il ricavato verrà devoluto agli amici della sede di Rifondazione per dare un contributo extra in questo periodo in cui, a seguito del lockdown, hanno dovuto forzatamente sospendere le abituali attività ma ai quali rimane comunque l’onere delle spese di affitto e di gestione. 


Naturalmente i prezzi saranno mooolto popolari ;-)

 

Vi aspettiamo numerosi ….



venerdì 20 aprile 2018

COME I CAMBIAMENTI CLIMATICI INFLUENZANO LA NOSTRA VITA

di Cecilia Erba e Marica Di Pierri (Associazione A Sud): editoriale di “Pollicino Gnus” 261 

Lo scorso luglio, sotto il sole cocente di una Roma riarsa dalla peggiore siccità degli ultimi due secoli, 40 giovani attivisti da tutto il mondo si sono incontrati per ragionare insieme su come far fronte alla crisi climatica in atto. Quello che è emerso, da una settimana di climact camp densa di seminari, dibattiti, workshop e condivisione di spazi e idee, è la campagna globale “ClimateChangingMe“.

Alla base della riflessione condivisa c’è la constatazione della mancanza di consapevolezza e di attivazione dell’opinione pubblica su un tema invece centrale e drammaticamente rilevante come i cambiamenti climatici. Ciascuno ne ha sentito parlare, ma continua ad averne una percezione distorta:  che si tratti di un fenomeno lontano dalle nostre vite, che interessa popoli di altre zone del mondo o di un rischio eventuale ma ancora remoto nel tempo. Ancora, si ritiene erratamente che sintomi degli stravolgimenti climatici siano solo eventi estremi ed eclatanti come cicloni, uragani o siccità prolungate. Infine, c’è la diffusa valutazione per cui si tratti di un tema troppo complicato perché un semplice cittadino possa efficacemente occuparsene e che dunque esso debba essere appannaggio di scienziati, tecnici e decisori politici.
La campagna ClimateChangingMe punta a scardinare queste visioni proponendo una narrazione alternativa: il cambiamento è già in atto da decenni, gli effetti – anche quelli meno spettacolari – sono già ampiamente visibili, e soprattutto colpiscono tutti, nel Sud come nel Nord del mondo. Per raggiungere questo obiettivo, la campagna ha lanciato una raccolta di testimonianze a livello internazionale sugli effetti dei cambiamenti climatici nella vita quotidiana  delle persone comuni, in modo che ciascuno, attraverso il proprio racconto di vita, contribuisse con un tassello a comporre un quadro complessivo capace di narrare l’estrema vulnerabilità delle comunità umane, ovunque insediate, di fronte alla più grande sfida ambientale del secolo. La campagna è stata lanciata ufficialmente a inizio novembre, in occasione della Conferenza di Bonn sul clima, e ad oggi sono già state raccolte oltre centinaia di testimonianze provenienti da oltre venti diversi Paesi.

Il messaggio che la campagna ha lanciato è quindi diametralmente opposto a quello che passa attraverso i mezzi di comunicazione di massa. Ogni volta che cade una ricorrenza istituzionale, come il giorno internazionale della Terra, o si celebrano eventi rilevanti per la governance ambientale globale, come l’annuale conferenza sul clima delle Nazioni Unite, i giornali e la tv sembrano ricordarsi dell’emergenza climatica e delle crisi ambientali connesse.
Il pubblico viene bombardato di scenari tragici e previsioni disastrose sul riscaldamento globale, la siccità, lo scioglimento dei ghiacci, la perdita di biodiversità e di ecosistemi, l’innalzamento del livello del mare, la sempre maggior frequenza di fenomeni climatici estremi, e così via. Ogni volta viene intervistato l’esperto di turno, che sciorina dati e informazioni difficilmente comprensibili e assicura che i “grandi”, ovvero i governi e gli scienziati, se ne stanno occupando. Inevitabilmente, superato il momento, tutto cade nel dimenticatoio.
Questo tipo di comunicazione, confusa, limitata, spettacolarizzata, finisce col fare il gioco della classe politica e delle multinazionali responsabili in larga parte dell’aumento di gas clima alteranti in atmosfera che sono la principale causa dei cambiamenti climatici. Nel 2017, il rapporto della Thomson Reuters Global 100 greenhouse gas performance: new pathways for growth and leadership, ha calcolato che 100 aziende da sole emettono in atmosfera il 25% dei gas serra globali. Sono multinazionali del carbone, del petrolio e del gas. Tra esse, ben piazzata al 14° posto, troviamo l’impresa di casa nostra, l’Eni, con le emissioni in crescita rispetto al 2014.

È’ dunque chiaro che né i grandi gruppi economici né in ultima istanza i decisori politici hanno interesse ad avere cittadini informati e preoccupati che interferiscano con le blande decisioni assunte in nome della lotta al climate change.
Mentre nella narrazione mediatica dominante e nel  dibattito pubblico internazionale l’Accordo sul Clima firmato a Parigi durante la Cop 2015 viene presentato come la panacea di tutti i mali, la fragile trama degli impegni assunti, la loro insufficienza a realizzare gli obiettivi fissati, la mancanza di strumenti di controllo e sanzione e alcune pecche di fondo riguardanti l’impianto stesso dell’accordo sono stati messi sotto i riflettori dalla comunità scientifica e dal mondo dell’ambientalismo.
Nonostante l’obiettivo fissato nell’Accordo di mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2°C infatti (che implicherebbe in ogni caso impatti catastrofici sull’ambiente e sulle attività umane), gli impegni sottoscritti, qualora strettamente rispettati, porterebbero secondo gli scenari disegnati della UNEP a un aumento di 3° C. L’Accordo prevede inoltre che gli impegni siano periodicamente rivisti, nell’auspicio che i governi decidano di renderli più ambiziosi, ma non sembra questo il trend attuale.
Basti da esempio la decisione di Donald Trump di ritirare gli Stati Uniti e la riluttanza dei Paesi sviluppati ad abbandonare le fonti energetiche di origine fossile, responsabili del 70% delle emissioni globali antropiche.

La verità è che siamo  ancora lontanissimi dall’adozione di misure concrete sia per una efficace mitigazione, sia per l’adattamento ai cambiamenti già in atto e la gestione dei danni inevitabili causati dagli stravolgimenti climatici. Un esempio in tal senso ci è fornito dal cosiddetto meccanismo loss and damage,  riguardante  perdite e danni che si prevede si verifichino colpendo soprattutto i Paesi del Sud del mondo e in attesa di definizione sin dalla sigla dell’accordo di Parigi, all’ultima Cop di Bonn svoltasi ben due anni dopo, alla fine del 2017, non si è quasi parlato. L’unica soluzione proposta contro i disastri climatici riguarda il settore assicurativo privato.
Questo esempio rivela che l’ottica sottesa ad una valutazione critica del climate change, che pretenderebbe il formale e sostanziale riconoscimento di una responsabilità differenziata dei diversi paesi, non è in alcun modo tradotta in misure pratiche.

Non è un’opinione ma un fatto che i paesi più colpiti dai cambiamenti climatici siano quelli che meno  hanno contribuito in misura minima alle emissioni di CO2: si tratta di paesi con condizioni socio-economiche di maggiore vulnerabilità e con tessuti produttivi meno industrializzati. Questa riflessione è stata tradotta dai movimenti sociali (ambientalisti, rurali, indigeni) in prima linea nella battaglia per inchiodare poteri pubblici e economici alle loro responsabilità, nel concetto di giustizia climatica.
Tale concetto richiederebbe l’assunzione di responsabilità politica e di impegni economici rilevanti da parte dei paesi industrializzati, capaci di far fronte anche alle sfide poste dai cambiamenti climatici nei paesi maggiormente vulnerabili. A ciò dovrebbe unirsi un contesto di regole coercitive, globalmente fissate, utili a promuovere l’abbandono delle fonti fossili e la transizione a tappe serrate verso una low carbon economy. Dalla teoria alla pratica le cose sono molto diverse: secondo l’ultimo rapporto dell’OECD, le imposte previste sulle emissioni sono una “barzelletta climatica”, di gran lunga troppo basse per spingere effettivamente verso la decarbonizzazione dell’economia.

Le cose non vanno meglio a casa nostra, dove le politiche dei governi che si sono succeduti negli ultimi decenni sono state tutte volte ad affermare l’interesse, ritenuto primario e irrinunciabile, delle lobby dell’oil&gas nonostante gli impegni internazionali e le dichiarazioni di intenti.
In Italia, il 2017 è stato l’anno con meno precipitazioni degli ultimi due secoli, secondo i dati del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). A parte gennaio, settembre e novembre, in tutti gli altri mesi le piogge sono rimaste ben al di sotto della media, con deficit intorno al 30% e, per sei mesi, di oltre il 50%. L’assenza di rovesci ha scatenato la grave siccità dell’estate scorsa, che ha colpito l’intero Paese, con gravi conseguenze come il prosciugamento di laghi e corsi d’acqua e ha obbligato al razionamento delle risorse idriche in molte regioni. L’estrema secchezza dei campi e delle foreste  ha facilitato la diffusione degli incendi e causato ingenti danni alla biodiversità e all’agricoltura. Il primo mese del nuovo anno non ha dato segni di un cambiamento di tendenza: le piogge sono state del 12% in meno rispetto alla media e le temperature ben più alte, tanto che i mandorli nel Meridione sono in fiore e tutte le coltivazioni stanno maturando in largo anticipo.

ClimateChangingMe nasce dalla valutazione di tutti questi fattori. È cruciale aumentare la consapevolezza dei cittadini, affinché si attivino con azioni dirette e azioni di pressione sui decisori politici. È fondamentale trasmettere il senso di urgenza e la passione per questi temi alle nuove generazioni e raggiungere più persone possibili, per unire le forze e trovare anche soluzioni creative ed innovative. Prima che sia troppo tardi.

Per una analisi della coerenza delle politiche nazionali con l’Accordo i Parigi e per una lettura critica della Strategia Energetica Nazionale 2017, è possibile consultare la sezione Pubblicazioni sul sito di A Sud: www.asud.net

Per informazioni sulla campagna:  www.climatechangingme.org

giovedì 13 aprile 2017

Casa, affitti sempre più alle stelle.



Casa, affitti sempre più alle stelle. Ormai la differenza con la rata del mutuo si va annullando. E non è una buona notizia
Anche nel 2017 le spese per la casa ed i costi ad essa connessi rappresentano una degli oneri e dei problemi principali degli italiani.L’Osservatorio Nazionale della Federconsumatori ha monitorato i costi relativi al mantenimento di una casa (un appartamento-tipo, di 90 mq in una zona semicentrale di una grande area metropolitana) che nel 2017 risultano pari a 1.693,01 euro al mese per un appartamento in affitto (+8,81 euro al mese rispetto al 2016); 1.098,70 euro al mese per un appartamento di proprietà (+10,90 euro al mese rispetto al 2016).

I costi complessivi, dopo la lieve diminuzione del 2016, tornano a salire. Sebbene i costi delle abitazioni siano in calo, infatti, aumentano in maniera marcata le spese relative alle utilities ed alla telefonia fissa (dovuta alla modifica del periodo di emissione delle bollette, sceso a 28 giorni per uno dei principali operatori, operazione che determinerà un aumento pari ad una mensilità).

Sanità privata, i ticket spianano il terreno.



Sanità privata, i ticket spianano il terreno. Si prepara l'addio alla sanità pubblica. La denuncia di Cittadinanzattiva
L’esame delle urine nel privato costa circa 2,17€, mentre nel pubblico arriva a 16,17€ per effetto del superticket; l’emocromo in privato costa circa 9,89€, nel pubblico 20,89€ a causa del superticket. È l’effetto prodotto dal “Super Ticket” ovvero di un surplus di 10 euro sulla ricetta introdotto come provvedimento provvisorio nel 2011 e poi diventato strumento definitivo per fare cassa.

“Da anni chiediamo di abrogare il super ticket”, denuncia Tonino Aceti, Coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato – Cittadinanzattiva. “Il combinato tra liste di attesa e caro ticket fa sì che, per una serie di prestazioni, in particolare quelle a più basso costo, il Servizio Sanitario Nazionale non sia più la prima scelta per i cittadini”, commenta Tonino Aceti.

Spending review: tagli choc al Welfare



Spending review: tagli choc al Welfare
Il Fondo nazionale per le Politiche sociali è stato tagliato da 313 a 99 milioni. Il Fondo per la non autosufficienza da 500 a 450 milioni. Lo ha deciso la conferenza Stato-Regioni il 23 febbraio scorso per rispondere all’imperativo dell’equilibrio di bilancio. «Dopo i tagli alla Sanità da 422 milioni – hanno denunciato i segretari confederali Cgil, Cisl e Uil Rossana Dettori, Maurizio Bernava e Silvana Roseto – questa è una mazzata».
Asili nido, aiuti alle famiglie povere, assistenza domiciliare e centri anti-violenza saranno praticamente azzerati con un maxi-taglio da 214 milioni. Non è messo meglio il fondo per il sostegno ai disabili gravissimi e anziani non autosufficienti a cui saranno prelevati 50 milioni. Una decisione che smentisce quella presa dal governo nel Dl Sud che aveva sbloccato una somma analoga per i malati di Sla sbloccati lo scorso 22 febbraio. Il taglio è stato confermato dal sottosegretario al Lavoro e Politiche sociali, Luigi Bobba in una risposta scritta all’interrogazione della deputata Pd Donata Lenzi in commissione Affari Sociali. La decisione sarebbe stata presa dalle regioni e dal ministero dell’Economia, senza consultare il ministero del lavoro.

Quelle tasse invisibili chiamate "costi di cittadinanza"



Quelle tasse invisibili chiamate "costi di cittadinanza". La ricerca di Federconsumatori
Quanto pagano le famiglie per i servizi essenziali? Assistenza sanitaria, trasporti pubblici locali, fornitura d’acqua, asili nido, raccolta rifiuti: quanto pesano queste voci sui bilanci familiari, considerate insieme alle addizionali Irpef comunali e regionali? In media richiedono una spesa di quasi 2500 euro l’anno ma molto dipende dalla città in cui si risiede: la più cara è Roma, dove l’insieme di queste voci sfonda il tetto di 3 mila euro, mentre costi più contenuti ci sono a Venezia, a Palermo e a Milano.

Federconsumatori li chiama “costi di cittadinanza”. L’Osservatorio Nazionale Federconsumatori ha dunque realizzato il quarto rapporto sui costi di cittadinanza, analizzando le spese sostenute dalle famiglie nel 2016 per usufruire dei servizi essenziali (assistenza sanitaria, trasporti pubblici locali, raccolta rifiuti, asili nido e fornitura di acqua) con l’aggiunta delle addizionali IRPEF comunali e regionali. Il confronto è stato fatto su 14 città metropolitane e considerando una famiglia tipo di tre persone – due adulti e un bimbo che nel 10% dei casi ha meno di 4 anni – che abita in un appartamento di proprietà di 100 mq e con un reddito di 36.000 euro annui (pari ad un ISEE di circa 18.000 euro).

venerdì 11 settembre 2015

Settimana dello shiatsu dal 18 al 25 settembre

Dal 18 al 25 settembre in tutta Italia si terrà la IV edizione della manifestazione organizzata dalla Federazione Italiana Shiatsu insegnanti e operatori (FISieo), che quest'anno ha come titolo "Cibo" per il corpo, la mente e lo spirito.

Sull’onda dell’esperienza maturata negli scorsi anni e della fiducia ricevuta attraverso le tantissime manifestazioni di simpatia e gli innumerevoli quanto importanti patrocini raccolti, la Settimana dello Shiatsu 2015 si articolerà in una serie di offerte al pubblico al fine di far conoscere le potenzialità di questa Antica Arte per la Salute e sviluppare il tema scelto quest’anno.

 

studiGli Operatori professionisti attestati, iscritti al Registro Operatori Shiatsu (ROS FISieo) offrono gratuitamente, su prenotazione, trattamenti shiatsu nei loro studi. Gli utenti si potranno affidare alla loro professionalità in un contesto sicuramente idoneo.
Gli Operatori presenti nel territorio nazionale sono oltre 500: vedi Elenco Operatori Professionisti Attestati, presente nel sito www.fisieo.it

scuoleLe Scuole Accreditate FISieo,circa 40 presenti sul territorio nazionale, sono attivamente coinvolte nella manifestazione con presentazione di corsi professionali, amatoriali, workshop e attività promozionali. Vedi elenco Scuole presente nel sito www.fisieo.it.

eventiNelle maggiori città italiane saranno organizzati EVENTI rivolti alla cittadinanza allo scopo di creare confronto e dialogo sul tema proposto.

A Milano il 19 settembre alle ore 15:30 presso la Sala Appiani della Palazzina Appiani all'Arena Civica si terrà una conferenza a ingresso libero, con esponenti della FISieo e una esperta di alimentazione (vedi volantino).
Altre iniziative pubbliche con trattamenti dimostrativi gratutiti sono previste nei giorni successivi alla Locanda alla Mano in p.za del Cannone/parco Sempione (vedi volantino allegato).

Maggiori informazioni su www.infoshiatsu.it/lasettimana